venerdì 27 giugno 2014

La tavola d'ieri e di oggi

La tavola di ieri e di oggi
Per uno sguardo alle origini della cultura gastronomica delle Marchepartiamo da lontano, e precisamente dal 1584, anno della prima edizione del “Libro dello scalco” di Giovan Battista Rossetti, scalco alla corte di Lucrezia d’Este duchessa d’Urbino. Con il suo trattato, di grande importanza>anche storiografica, l’autore ha messo insieme una sorta di compendio di tutta la letteratura culinaria apparsa durante il Cinquecento, offrendo nel contempo uno spaccato della vita quotidiana dell’epoca.Sempre in tema di tradizione e origini della cultura alimentare proponiamoStoria dell’alimentazione, della cultura gastronomica e dell’arte convivialenelle Marche, prima ricostruzione storica completa della civiltà gastronomica e conviviale delle Marche a cura degli autori Ugo Bellesi, Ettore Franca e Tommaso Lucchetti. L’opera ha ottenuto numerosi riconoscimenti fra cui il premio internazionale Gourmand come miglior libro di storia della cucina.
Rimaniamo nell’ambito dei libri spostandoci però sia d’epoca che di località: nel libro “Pescatori, cuochi, contadini” gli autori Attorri, Frezzotti e Lancianese hanno raccolto le ricette raccontate dai ristoratori e dai pescatori della baia di Portonovo, in provincia di Ancona. Le ricette offrono un’ampia panoramica della cucina locale, prevalentemente a base di pesce e, naturalmente, con il mosciolo selvatico di Portonovo – presidio Slow Food
– quale protagonista principale. Ma il racconto va oltre la semplice ricetta, regalandoci anche momenti salienti della storia di Portonovo, dell’intraprendenza dei suoi fondatori e del carattere amichevole dell’ospitalità e della ristorazione della baia. Un punto di vista attuale e interessante per conoscere la presenza della gastronomia marchigiana anche fuori dal nostro paese è il topic di Mariano Pallottini, curatore di articoli online sulle Marche (www.scoop.it/t/le-marche-
and-the-food). Suo è anche l’account Twitter @MarcheBreaks con oltre 20.000 followers.








Vocabolario marchigiano:  i Frascarelli


Se coce el riso ‘nte ‘na pentola bella capiente c’un abbondante acqua e un pugnetto de sale. Quannu el riso è quasi cotto, ce se ‘ggiunge la farina (poga per volta) mesculanno co’ ‘na cucchiara de legno, finu a quannu diventa ‘na polentina. Se fa bollì e a cottura fenida i frescarelli se versane ‘nte la spianatora. Se condiscene c’un sugo che se prepara cuscì: se fa sfrige ‘nte ‘na padella l’oio, la cipolla, el gambuccio de prosciutto, ce se ‘ggiunge i pomodori rosci freschi e a pezzetti, la sarciccia sbriciolata e se fa’ bollì per 6 o 7 miunuti. Ce se sparniccia sopra el cagio grattato. Se condiscene pure co’ la sarsiccia in bianco o co’ un soffritto de pansetta e >de lonza.

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