giovedì 26 giugno 2014

Sapori d'inverno

Alcuni suggerimenti per scoprire e riscoprire prodotti stagionali marchigiani,
tipici ma non sempre noti al grande pubblico

Marroni di Acquasanta Terme
Tipici dei boschi di Acquasanta Terme e dintorni, nell’ascolano, questi
marroni, dal colore bruno scuro con sfumature rossastre, sono di ottima
pezzatura, facilmente sbucciabili e di buon sapore dolce. Ottimi per la preparazione
di dolci e di ripieni per ravioli e tortellini, squisiti cotti sulla brace
o nella tipica zuppa di castagne.



Il miele delle Marche
Le colline marchigiane, intensamente coltivate con leguminose foraggiere,da sempre forniscono alle api grandi quantità di nettare. La qualità del
miele marchigiano è particolarmente legata ad un’erba infestante, la stachiso erba della Madonna, che conferisce al prodotto un colore chiaro edun sapore dolce, poco aromatico. Particolarmente pregiati sono i miellefiori
delle Marche, dalla personalità sorprendente e variegata, il miele di melataricavato da melate di quercia, i mieli di acacia e girasole. Da abbinare,
tiepidi, al formaggio di fossa.



Il tartufo nero pregiato tartufo nero pregiato, che il musicista e compositore marchigiano Gioacchino
Rossini si faceva inviare in Francia durante la sua permanenza oltralpe,si raccoglie tra dicembre e febbraio nelle zone umide e boscose diAcqualagna, nel pesarese, Acquasanta Terme, Roccafliuvione, Comunanzae Montefortino nell’ascolano, Camerino e Visso nel maceratese. Sprigiona tutto il suo aroma in cottura e solo raramente si consuma crudo.




Foto di Massimo Palmieri

Mela rosa dei Sibillini
Varietà tradizionale dei monti Sibillini, è una mela antica, della quale si rinvengono
notizie storiche che risalgono all’epoca romana. Piccola ed asimmetricapresenta una polpa rosacea, particolarmente delicata al palato.

Ricetta : lo spezzatino di roveia

Un legume antico, la roveia, oggi prodotta in modeste quantità e spesso ad uso familiare ma un tempo piatto quotidiano per le famiglie che popolavano i villaggi dei Monti Sibillini, sua zona d’origine. Detta anche corbello o rubiglio, la roveia o “Pisum arvense” viene coltivata esclusivamente a Castelluccio di Norcia, dove si semina a marzo e si raccoglie tra la finedi luglio e l’inizio di agosto, proprio come le lenticchie. E’ simile al pisello anche se il suo seme è un po’ più piccolo e di colore verde scuro. Uno deimodi per riscoprire e tornare a gustare questo particolare legume è quello
di cucinarlo con lo spezzatino e di servirlo come secondo piatto, accompagnatoda verdure. Per quattro persone sono sufficienti 300 grammi di roveia che andranno tenuti a bagno per almeno 12 ore. Poi si lessano in
abbondante acqua salata per circa 45 minuti. A questo punto, la roveia èpronta per essere passata in pentola insieme a 500 grammi di spezzatinodi vitello da soffriggere in olio, sedano, cipolla e carota, e sfumare con un
bicchiere di vino bianco. Per mantenere la carne morbida, si copre con lapassata di pomodoro allungata con acqua, si aggiungono sale e pepe e silascia cuocere fino a cottura ultimata.


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